Di fronte al mistero esistono due posizioni estreme:
- cercare di spiegarlo, traducendo in termini noti ciò che, per sua natura, è “Oltre” e “Altro”, con il rischio di scadere nel banale o nel ridicolo;
- oppure, tacere per amore di serietà e dignità.
La nostra posizione si ferma sulla soglia, senza forzature e senza timidezze.
Lungi da noi il voler usare degli aneddoti per definire il mistero dei misteri: la morte.
D’altro canto, raccogliere e narrare ciò che si può intravedere da qualche “crepa” non ci sembra azione né inopportuna né inutile.
L’<altrove> ha sempre stimolato la ricerca e l’avventura, tanto più quando la posta in gioco è ciò che sa di eterno!
E.A. – V.G.
Un signore che assisto da vari anni contro una società per cui ha lavorato e che non gli ha pagato il dovuto, è venuto al mio studio per alcune incombenze. E’ una persona semplice, umile, per nulla un esaltato, ma incline a quella concretezza tipica di chi ha lavorato tutta la vita mantenendo quella che a me sembra una natura cristiana intima e quasi per nulla approfondita. Insomma, quello che si definisce un uomo buono e concreto. Ha avuto un problema cardiaco che gli ha fatto cessare il 65% della funzionalità del cuore. E’ stato necessariamente operato con gravi problemi ipotizzati, per il post-operatorio, riguardo la possibilità che il battito riprendesse il suo corso. Mi ha raccontato quasi con pudore, mentre si parlava di ns Signore, che quando si è risvegliato dall’operazione si è trovato di fronte un personaggio barbuto, con saio e due mani enormi. Con una di queste mani gli ha coperto la sua e gli ha detto: “Stai tranquillo andrà tutto bene”. Quando è tornato a casa ed è andato in Chiesa, ha riconosciuto quell’ “uomo” nella figura del Santo Patrono del suo paese al quale la moglie si era rivolta nella preghiera… Nel mistero della morte c’è il mistero della vita. Sono due facce della stessa medaglia. Mi sembra di capire che il Signore ce ne faccia vivere una sola ed intravedere l’altra. Se il futuro va guardato con gli occhi di quello che ti è successo, il futuro sarà il frutto del ns passato. Se i ns occhi avranno cercato il bene spero che, dopo il presente della vita intera, ci sia il ristoro di ciò che Cristo ci ha spiegato. La morte forse è l’attimo che ci conduce. Solo un attimo. Dopo ne’ passato, ne’ futuro, ma solo Gesù con il Suo infinito tempo che non necessità più, ne’ della croce ,ne’ della speranza. Gesù, per un apprendista come me, è la tenerezza che si fa assoluto. Questo vorrei che capissero da adulti i miei figli e con questa disposizione affrontassero il distacco da me quando sarà il momento.
Giovanni, ti ringraziamo per quanto hai voluto condividere con tutti noi. La morte sicuramente è solo un passaggio, a noi viverlo al meglio. Circa il fatto che riporti, vedrai che avrai modo di seguire racconti simili direttamente sul nostro sito tra non molto tempo (stiamo preparando il materiale). Un caro saluto e continua a seguirci.
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