A circa 4 mesi dal nostro ultimo articolo sull’argomento (per chi volesse rileggerlo, l’accesso diretto è possibile cliccando QUI) e, più o meno, ad 1 anno e mezzo dal nostro primo lavoro in merito all’affascinate questione dei cani quali possibili strumenti dell’”insolito” (per chi volesse rileggere la nostra prima pubblicazione, è possibile l’accesso diretto cliccando QUI), abbiamo ritenuto che fosse il caso di ritornare sull’esperienza di Don Bosco con il Grigio, per fornirvi ulteriori, interessanti informazioni.
Aspettate un attimo! Ricordate quale sia stata la storia che ci ha offerto lo spunto per affrontare la tematica dei fenomeni miracolosi collegati alla presenza di cani e ritrovati nell’aneddotica della vita di alcuni Santi? Tutto è partito dal racconto del Sig. Mario Ritaldi di Roma. Qualora voleste gustare nuovamente o per la prima volta la sua video-intervista prima di continuare con la lettura di questo nostro nuovo articolo, cliccate pure QUI.
Ebbene, adesso possiamo cominciare!
«Ho accarezzato il Grigio».
Renato Celato, un salesiano, autista fidato e discreto di quattro Rettori Maggiori, fu testimone di un “misterioso” incontro.
Era il maggio del 1959 e l’urna contenente il corpo di Don Bosco, viaggiando, in incognito, su un furgone speciale da Roma verso Torino, fece una sosta a La Spezia, nella chiesa di Nostra Signora della Neve…
Che cosa ricorda del misterioso cane che vide accanto all’urna di don Bosco?
…Ho potuto vedere, toccare, accarezzare quel misterioso cane. Era il 5 o il 6 di maggio del 1959, dopo l’inaugurazione del grande tempio di Cinecittà. Eravamo di ritorno da Roma con l’urna di don Bosco. L’urna era rimasta a Roma vari giorni. Era venuto ad onorarla anche Papa Giovanni XXIII… L’urna di don Bosco rimase due giorni in San Pietro, intanto che si facevano le pratiche burocratiche per il viaggio di ritorno a Torino… Arrivammo a La Spezia verso le sette invece che alle quattro. Il confratello sacrista, signor Bodrato, aveva aperto le porte della Chiesa alle quattro e mezzo e aveva visto questo cane accovacciato davanti alla porta e gli aveva rifilato un calcio per mandarlo via. Senza reagire, il cane si era ritirato in disparte ed aveva aspettato l’arrivo dell’urna.
Quando siamo arrivati, abbiamo portato l’urna in chiesa e l’abbiamo appoggiata su un bancone dei falegnami, il cane ci ha seguiti e si è accoccolato sotto l’urna. Lì per lì nessuno ci ha badato. Poi quando incominciò ad arrivare la gente e iniziarono le Messe e le funzioni, il direttore si preoccupò e disse ai carabinieri: “Mandate via questa bestia che sta sotto l’urna!”. Ma non ci riuscirono. Il cane digrignava i denti e sembrava arrabbiato. Rimase là fino a mezzogiorno. A quell’ora chiusero la chiesa. Il cane uscì e cominciò a gironzolare tra i ragazzi in cortile. I ragazzi naturalmente erano felici di averlo in mezzo a loro: lo accarezzavano, gli tiravano la coda. Mi unii anch’io a loro.
Andammo a pranzo. C’erano l’ispettore, tutti i direttori dell’ispettoria, i novizi e i confratelli che erano riusciti ad entrare. La sala da pranzo era al piano superiore. Durante il pranzo vedemmo questo cane che tranquillamente spinse la porta con le zampe anteriori ed entrò. Cominciò a gironzolare tra le tavole. Don Puddu, segretario del Consiglio Superiore, gli sferrò un calcio, ma il cane non si scompose e continuò a passeggiare. Gli offrirono pane, prosciutto, salame. Annusava in segno di gradimento, ma non toccò niente. Rimase lì per tutto il pranzo. Poco prima della preghiera finale, aprì di nuovo la porta da solo ed uscì.
Verso le quattordici, tornammo in chiesa per ripartire, perché il viaggio era ancora lungo. Il cane era di nuovo accovacciato sotto l’urna. Come aveva fatto a entrare? La chiesa aveva le porte sbarrate, com’è facile immaginare.
Caricammo la pesantissima urna sul furgone e il cane era ancora lì in mezzo a noi. Ho lasciato in archivio una fotografia che documenta quel momento.
Partimmo per Genova Sampierdarena, passando per il valico del Turchino. Non c’era l’autostrada allora. Don Giraudi, che era in macchina con me, mi diceva ogni tanto: “Sta attento, guarda un po’ se c’è il cane!” C’era. Sempre dietro il nostro furgone, anche in città. Lo vidi ancora fino al terzo tornante della salita. Poi scomparve.
E.A. – V.G.
Intervista tratta dal Bollettino Salesiano dell’Aprile 2016 (Anno CXL, n. 4)
“Ho accarezzato il Grigio” – Incontro con il signor Renato Celato (pagg. 10-13), a cura dell’inviato Jesus Jurado